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"Il libro dell'estate" Tove Jansson
La lettura ideale se state cercando un libro da portarvi sotto l'ombrellone. Un dolce confronto fra nonna e nipote su un'isola finlandese incontaminata.
L'estate, l'ultima isola abitata prima del mare aperto nell'arcipelago finlandese, un paesaggio selvaggio e incontaminato, la casa lontana dalla civiltà, una nonna e una nipotina e, silenzioso nume tutelare, il padre. Una vita quotidiana che segue i ritmi svagati delle vacanze e quelli capricciosi del tempo: qualche visita occasionale, tempeste, avventure, divieti trasgrediti, furtive spedizioni a isole altrui, navigazioni notturne. Su uno sfondo che dell'idillio non ha il sentimentalismo, ma ne ha certamente il fascino, un libro dall'apparenza semplice che riesce a parlare senza enfasi, ma anche senza ingenuità, senza eufemismi ma con tocco ironico e leggero, della complessità del vivere, delle luci e delle ombre dell'animo umano, della crudele imparzialità della natura. «Senza un'infanzia felice non avrei mai incominciato a scrivere», dice Tove Jansson. Ed è proprio quella felicità che emana dai suoi scritti: l'espressione di quel raro equilibrio fra sicurezza e rischio, sfida e ritorno, ribellione e rifugio, paura del nuovo e desiderio di provare, timore e sete di conoscere, bisogno di solitudine e necessità di affetti. È la felicità di camminare su un filo teso, sapendo che vi è comunque una rete di protezione, del sentire con intensità, del prendere la vita sul serio, ma accettandola così com'è. Da qui l'affinità e l'intesa fra Sofia, la bambina che inizia ad affrontare la vita, e la nonna, che l'ha vissuta a fondo, l'ha amata con la saggezza di non pretendere di capirla e sa che fra poco dovrà lasciarla. Il loro dialogo, che spazia su ogni cosa che sta fra il crescere e il morire, è come una musica che resta a lungo nell'orecchio, come una sonatina.
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"Il libro del mare" Morten A. Strøknes
Altro titolo imperdibile per l'estate e per gli amanti del mare. La storia di due pescatori a caccia dello squalo della Groenlandia ma del mare in generale fra pesci, pesca e molto altro. Un libro per certi versi istruttivo su questo bellissimo mondo.
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Altro titolo imperdibile per l'estate e per gli amanti del mare. La storia di due pescatori a caccia dello squalo della Groenlandia ma del mare in generale fra pesci, pesca e molto altro. Un libro per certi versi istruttivo su questo bellissimo mondo.
"Il libro del mare" è la storia vera di due amici, Morten Strøksnes e un eccentrico artista-pescatore, che con un piccolo gommone e quattrocento metri di lenza partono alla caccia di questo temuto abitante dei fiordi. Un’avventura sulla scia di Melville e Jules Verne che diventa un caleidoscopico compendio di scienze, storia e poesia dell’universo marino: dalle antiche leggende dei marinai alla vita naturale degli abissi, dalla biologia alla geologia e alle grandi esplorazioni oceaniche, dal Leviatano e i mostri acquatici ritratti da Olao Magno nel ’500 alle specie incredibilmente reali di meduse a trecento stomaci, draghi di mare e calamari «lampeggianti». Un viaggio attraverso il Paleocene e gli odierni allarmi ecologici, che spazia dal Libro di Giona al "Maelström" di Edgar Allan Poe, raccontandoci un mondo che ci rimane in gran parte oscuro e che con i suoi misteri custodisce l’origine della vita. Ma "Il libro del mare" è anche una riflessione sulla storia naturale dell’uomo, che è arrivato a mappare l’intero globo e a navigare tra le stelle, eppure sembra conservare un’ossessione per il mito del mostro, forse per un atavico istinto predatorio, o per la paura dell’ignoto che ancora oggi il mare ci risveglia.
"Saga di Ragnarr"
In uno storico IX secolo, Ragnarr, le sue due bellissime mogli e i suoi indomiti figli sono i protagonisti di un racconto d’armi e d’amore, di fondazione e distruzione di regni e città, di vendette e saccheggi e di audaci spedizioni che li portano a percorrere per mare e per terra i vasti spazi dai gelidi regni del Nord, all’Inghilterra anglosassone, alla Svizzera, e alla nostra Toscana. Così è la storia, che degli atti umani registra essenzialmente le guerre e le lotte di potere, e così vuole la tradizione di un popolo che ha per eroi i suoi condottieri e per codice d’onore la conquista della gloria, dell’immortalità del proprio nome, che, unico, non muore, quando tutto intorno muore. Ma nel mondo delle saghe storia e leggenda, cronaca e mito, realtà e prodigio si sovrappongono e si fondono. E così, nel corso della narrazione, si può incontrare una fanciulla che vive nascosta in una cetra, un grazioso serpentello che, lasciato su un gruzzolo di denaro, si trasforma in un mostro spaventoso che giace su un cumulo d’oro, una vacca che mette in fuga gli eserciti con il suo terrificante muggito, una città espugnata da una foresta che cammina, una veste magica che rende invulnerabili, un gigantesco uomo-albero, coperto di muschio e rugiada, lasciato a custodire la memoria del passato. E, ancora, indovinelli, profezie, distanze misurate in suole di ferro consumate, in cui riconosciamo le formule delle fiabe. Eppure restiamo sulla terra, non in mezzo a figure ideali divise in buoni e cattivi, premiati e puniti, ma nella sfera in cui l’agire umano non è che l’eterno ripetersi di quella serie di prove e tentativi, di successi e sconfitte, di errori, di amori, di risentimenti, di lealtà e di tradimenti, che è la vita di ogni uomo che si confronta con il proprio destino.
"Il racconto dei racconti" Giambattista Basile
Letto un po' di tempo fa in occasione dell'uscita al cinema di un film ispirato a tre di questi racconti, è stata una lettura davvero interessante e che vi consiglio di recuperare se amate le favole in stile Grimm.
Pochi italiani sanno che alcune delle più belle fiabe del mondo, da "Cenerentola" al "Gatto con gli stivali", un po' prima di finire dentro i libri di Perrault e di Grimm, dove tutti lo scoprimmo da bambini, erano giunte all'orecchio del napoletano Basile (1575-1632), che all'inizio del Seicento le acciuffò e inguainò nella sua lingua, infilandole in quel "Cunto de li cunti" che fu definito da Croce "il più bel libro italiano barocco". Ancora oggi, infatti, per la maggior parte degli italiani, questo libro straordinario, insieme regale e cencioso, gentile e brutale, fastoso e plebeo, resta un capolavoro sconosciuto.
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"Saga di Ragnarr"
Non ho mai letto libri sulla mitologia norrena per questo mi piacerebbe rimediare con questo titolo, a detta di molti, imperdibile.
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"Il racconto dei racconti" Giambattista Basile
Letto un po' di tempo fa in occasione dell'uscita al cinema di un film ispirato a tre di questi racconti, è stata una lettura davvero interessante e che vi consiglio di recuperare se amate le favole in stile Grimm.
Pochi italiani sanno che alcune delle più belle fiabe del mondo, da "Cenerentola" al "Gatto con gli stivali", un po' prima di finire dentro i libri di Perrault e di Grimm, dove tutti lo scoprimmo da bambini, erano giunte all'orecchio del napoletano Basile (1575-1632), che all'inizio del Seicento le acciuffò e inguainò nella sua lingua, infilandole in quel "Cunto de li cunti" che fu definito da Croce "il più bel libro italiano barocco". Ancora oggi, infatti, per la maggior parte degli italiani, questo libro straordinario, insieme regale e cencioso, gentile e brutale, fastoso e plebeo, resta un capolavoro sconosciuto.
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"Lasciami andare, madre" Helga Schneider
Un libro autobiografico drammatico e coinvolgente su un complesso rapporto tra madre e figlia.
"Dopo ventisette anni oggi ti rivedo, madre, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli". In una stanza d'albergo di Vienna, alle sei di un piovoso mattino, Helga Schneider ricorda quella madre che nel 1943 ha abbandonato due bambini per seguire la sua vocazione e adempiere quella che considerava la sua missione: essere a tempo pieno una SS e lavorare nei campi di concentramento del Führer.
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Scelta abbastanza scontata direi, ma non potevo non includere questo fantasy fra i consigli. È per me un ottimo modo per approcciarsi all'autore, uno dei maestri del genere, oppure per leggere un libro fantastico che non appartenga a una serie.
"Lo hobbit" è il libro con cui Tolkien ha presentato per la prima volta, nel 1937, il foltissimo mondo mitologico del Signore degli Anelli, che ormai milioni di persone di ogni età, sparse ovunque, conoscono in tutti i suoi minuti particolari. Tra i protagonisti di tale mondo sono gli hobbit, minuscoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari", timidi, capaci di "sparire veloci e silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate", con un'arte che sembra magica ma è "unicamente dovuta a un'abilità professionale che l'eredità, la pratica e un'amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di razze più grandi e goffe" quali gli uomini. Se non praticano la magia, gli Hobbit finiscono però sempre in mezzo a feroci vicende magiche, come capita appunto a Bilbo Baggins, eroe quasi a dispetto di questa storia, che il grande "mago bianco" Gandalf coinvolgerà in un'impresa apparentemente disperata: la riconquista del tesoro custodito dal drago Smog. Bilbo incontrerà così ogni sorta di avventure, assieme ai tredici nani suoi compagni e a Gandalf, che appare e scompare, lasciando cadere come per caso le parole degli insegnamenti decisivi. E il ritrovamento, apparentemente casuale, di un anello magico, è il germe della grande saga che Tolkien proseguirà nei tre libri del "Signore degli Anelli" illuminando nel suo durissimo senso un tema segreto de "Lo hobbit": cosa fare dell'Anello del Potere?
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Oliver Sacks è un neurologo, ma il suo rapporto con la neurologia è simile a quello di Groddeck con la psicoanalisi. Perciò Sacks è anche molte altre cose: «Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia». E anche questo va aggiunto: Sacks è uno scrittore con il quale i lettori stabiliscono un rapporto di tenace affezione, come fosse il medico che tutti hanno sognato e mai incontrato, quell’uomo che appartiene insieme alla scienza e alla malattia, che sa far parlare la malattia, che la vive ogni volta in tutta la sua pena e però la trasforma in un «intrattenimento da Mille e una notte». Questo libro, che si presenta come una serie di casi clinici, è un frammento di tali Mille e una notte – e ciò può aiutare a spiegare perché abbia raggiunto negli Stati Uniti un pubblico vastissimo. Nella maggior parte, questi casi – ma Sacks li chiama anche «storie o fiabe» – fanno parte dell’esperienza dell’autore. Così, un giorno, Sacks si è trovato dinanzi «l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello» e «il marinaio perduto». Si presentavano come persone normali: l’uno illustre insegnante di musica, l’altro vigoroso uomo di mare. Ma in questi esseri si apriva una voragine invisibile: avevano perduto un pezzo della vita, qualcosa di costitutivo del sé. Il musicista carezza distrattamente i parchimetri credendo che siano teste di bambini. Il marinaio non può neppure essere ipnotizzato perché non ricorda le parole dette dall’ipnotizzatore un attimo prima. Che cosa vive, se non sa nulla di ciò che ha appena vissuto? Rispetto alla normalità, che è troppo complessa per essere capita, e tende a opacizzarsi nell’esperienza comune, tutti i «deficit» o gli eccessi di funzione, come li chiama la neurologia, sono squarci di luce, improvvisa trasparenza di processi che si tessono nel «telaio incantato» del cervello. Ma queste storie terribili e appassionanti tendono a rimanere imprigionate nei manuali. Sacks è il mago benefico che le riscatta, e per pura capacità di identificazione con la sofferenza, con la turba, con la perdita o l’infrenabile sovrabbondanza riesce a ristabilire un contatto, spesso labile, delicatissimo, sempre prezioso per i pazienti e per noi, con mondi remoti altrimenti muti.
"La camera azzurra" Georges Simenon
Uno dei romanzi più consigliati di questo autore che sto iniziando a conoscere meglio solo ora.
"Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido Simenon racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non indietreggia nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.
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"Leggere Lolita a Teheran" Azar Nafisi
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
Extra: cosa consiglia Mr. Chibi
Un libro divulgativo sulla neurologia e le neuroscienze, ci sono molte interessanti riflessioni filosofiche sull'esercizio della medicina e il rapporto fra la medicina e l'essere umano.
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"La camera azzurra" Georges Simenon
Uno dei romanzi più consigliati di questo autore che sto iniziando a conoscere meglio solo ora.
"Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido Simenon racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non indietreggia nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.
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"Leggere Lolita a Teheran" Azar Nafisi
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
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"Lontano dal pianeta silenzioso" C. S. Lewis
"Lontano dal pianeta silenzioso" racconta l'avventura di Elwin Ransom, professore di filologia in vacanza, che due scienziati rapiscono per un loro losco disegno e trasportano sul pianeta Malacandra. Sfuggito ai rapitori il giorno stesso dello sbarco, solo in un mondo dalle tinte di acquerello, dove le foreste sono labirinti di fragili steli violetti alti dodici metri, Ransom incontra Hyoi, del popolo dei hrossa, agricoltori e poeti dal nero corpo lucente, e gli altri abitanti del pianeta: gli altissimi e sapientissimi sorn e i pfifltriggi simili a ranocchi, maestri di tutte le arti della pietra e del metallo. Scoprendo, con il loro aiuto, i segreti del pianeta Malacandra, Ransom scoprirà anche il segreto della Terra, il "pianeta silenzioso" che da millenni ha cessato di conversare con gli altri mondi.
"Lontano dal pianeta silenzioso" C. S. Lewis
"Lontano dal pianeta silenzioso" racconta l'avventura di Elwin Ransom, professore di filologia in vacanza, che due scienziati rapiscono per un loro losco disegno e trasportano sul pianeta Malacandra. Sfuggito ai rapitori il giorno stesso dello sbarco, solo in un mondo dalle tinte di acquerello, dove le foreste sono labirinti di fragili steli violetti alti dodici metri, Ransom incontra Hyoi, del popolo dei hrossa, agricoltori e poeti dal nero corpo lucente, e gli altri abitanti del pianeta: gli altissimi e sapientissimi sorn e i pfifltriggi simili a ranocchi, maestri di tutte le arti della pietra e del metallo. Scoprendo, con il loro aiuto, i segreti del pianeta Malacandra, Ransom scoprirà anche il segreto della Terra, il "pianeta silenzioso" che da millenni ha cessato di conversare con gli altri mondi.
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"La storia del mondo in 100 oggetti" Neil MacGregor
Che vi devo dire, sono troppo curiosa!
"È davvero una storia del mondo, quella che leggiamo nel divertente, colto, intelligente e spesso deliziosamente divagatorio libro di MacGregor? Anche, sì, ma è soprattutto una storia della civiltà, e dell'arte di trasformare il mondo manipolandolo. E poi 'La storia del mondo in 100 oggetti' è, più di tutto, un libro di 'intrattenimento' come erano "Le mille e una notte" o il "Decameron", un racconto di racconti che però sostituisce ai personaggi immaginari delle novelle di Boccaccio o degli Arabi i personaggi reali della Storia, un intrattenimento che riesce ad essere scanzonato come le avventure di Sindbad il Marinaio e serio come l'Enciclopedia Britannica". (Giuseppe Montesano)
"La storia del mondo in 100 oggetti" Neil MacGregor
Che vi devo dire, sono troppo curiosa!
"È davvero una storia del mondo, quella che leggiamo nel divertente, colto, intelligente e spesso deliziosamente divagatorio libro di MacGregor? Anche, sì, ma è soprattutto una storia della civiltà, e dell'arte di trasformare il mondo manipolandolo. E poi 'La storia del mondo in 100 oggetti' è, più di tutto, un libro di 'intrattenimento' come erano "Le mille e una notte" o il "Decameron", un racconto di racconti che però sostituisce ai personaggi immaginari delle novelle di Boccaccio o degli Arabi i personaggi reali della Storia, un intrattenimento che riesce ad essere scanzonato come le avventure di Sindbad il Marinaio e serio come l'Enciclopedia Britannica". (Giuseppe Montesano)
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Un libro che parla di autismo in maniera diretta senza cercare di addolcire le problematiche annesse, soprattutto l'impatto che può avere non solo sul diretto interessato ma anche su chi gli sta attorno. Una lettura molto interessante su una malattia di cui si parla ancora troppo poco.
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Telo mare con due tascabili Einaudi
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Christopher Boone ha quindici anni e soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il suo rapporto con il mondo è problematico: odia essere toccato, detesta il giallo e il marrone, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l'espressione del viso delle persone, non sorride mai... In compenso, adora la matematica, l'astronomia e i romanzi gialli, ed è intenzionato a scriverne uno. Si, perché da quando ha scoperto il cadavere di Wellington, il cane della vicina, non riesce a darsi pace. E gettandosi nel "caso" con la stessa passione del suo eroe Sherlock Holmes, finisce per portare alla luce un mistero più profondo, che gli cambierà la vita e lo costringerà ad addentrarsi nel mondo caotico e rumoroso degli altri. Con una nuova prefazione dell'autore.
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Uno dei libri più agghiaccianti che io abbia mai letto. Drammatico e sorprendente, questo volume che raccoglie i tre libri della trilogia vi farà accapponare la pelle ma non riuscirete a smettere di leggerlo. Inoltre è scritto da un'autrice ungherese, motivo in più quindi per consigliarvelo.
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L'Area X è un territorio in costante espansione dove un fenomeno sconosciuto altera le leggi della fisica, trasforma gli animali, le piante e manipola lo scorrere del tempo. La Southern Reach è l'agenzia governativa che deve esplorarla e nasconderla all'opinione pubblica. Ma chi o cosa ha generato l'Area X? E qual è il vero scopo della Southern Reach?
Perché ancora oggi le mestruazioni sono un argomento di cui ci si vergogna, che discrimina le donne? Perché per definirle usiamo perifrasi come «Ho le mie cose», «Sono indisposta», «Ho il ciclo»? Perché ci imbarazza cosí tanto il modo in cui funzionano i nostri corpi? E se fossero gli uomini ad averle? Un saggio brillante, ironico, provocatorio che affronta un tabú millenario. Perché è giunto il momento della rivoluzione mestruale. Per quasi quarant'anni, ossia per circa 2400 giorni, le mestruazioni accompagnano la vita di ogni donna. Eppure rimangono un argomento circondato da silenzio e vergogna. Perché abbiamo tanta paura di un processo naturale che ci permette di dare la vita? Come mai ci affrettiamo a nascondere nella borsa gli assorbenti quando capita di tirarli fuori per sbaglio? Perché bisbigliamo «mestruazioni» mentre siamo pronti a gridare insulti di ogni tipo? Mescolando antropologia, storia, ecologia, medicina ed esperienza personale, Élise Thiébaut affronta un argomento delicato e insospettabilmente accattivante, riuscendo con la sua prosa vivace a dimostrare quanto sia complesso il principale protagonista della vita femminile. E quanto le superstizioni, le leggende, i non detti, abbiano influito per secoli sulla discriminazione delle donne. Sorprendente, chiaro, scientificamente accurato, Questo è il mio sangue , oltre a essere un appassionante viaggio alla scoperta di un fenomeno naturale come mangiare, bere, dormire, fare l'amore, è anche un manifesto della rivoluzione mestruale in atto. Perché parlare apertamente di mestruazioni significa, per ogni donna, accedere a una nuova consapevolezza di sé, del proprio corpo e della propria identità.
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Personaggi senza identità, senza nessuna adesione al mondo in cui vivono, con una percezione distorta e allucinata che li induce a compiere gesti aberranti. Delitti poco esemplari, come quello del ragazzo che uccide i professori più amati per salvarli dalla crudeltà dei compagni, o quello della moglie che uccide il marito per farlo smettere di russare. I gesti estremi vengono compiuti senza alcuna estetizzazione, solo con estraneità, con la consapevolezza, o forse l'intuizione che le menzogne non possono essere perdonate, che le soluzioni arrivano e arriveranno sempre tardi. Vite alla deriva che cercano ostinatamente di tornare a casa, di rivedere in faccia il proprio passato. Schegge narrative che raccontano un mondo mostruosamente duro, di fronte al quale domina il senso di estraneità e di smarrimento.
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Questo libro parla da solo.
Perché ancora oggi le mestruazioni sono un argomento di cui ci si vergogna, che discrimina le donne? Perché per definirle usiamo perifrasi come «Ho le mie cose», «Sono indisposta», «Ho il ciclo»? Perché ci imbarazza cosí tanto il modo in cui funzionano i nostri corpi? E se fossero gli uomini ad averle? Un saggio brillante, ironico, provocatorio che affronta un tabú millenario. Perché è giunto il momento della rivoluzione mestruale. Per quasi quarant'anni, ossia per circa 2400 giorni, le mestruazioni accompagnano la vita di ogni donna. Eppure rimangono un argomento circondato da silenzio e vergogna. Perché abbiamo tanta paura di un processo naturale che ci permette di dare la vita? Come mai ci affrettiamo a nascondere nella borsa gli assorbenti quando capita di tirarli fuori per sbaglio? Perché bisbigliamo «mestruazioni» mentre siamo pronti a gridare insulti di ogni tipo? Mescolando antropologia, storia, ecologia, medicina ed esperienza personale, Élise Thiébaut affronta un argomento delicato e insospettabilmente accattivante, riuscendo con la sua prosa vivace a dimostrare quanto sia complesso il principale protagonista della vita femminile. E quanto le superstizioni, le leggende, i non detti, abbiano influito per secoli sulla discriminazione delle donne. Sorprendente, chiaro, scientificamente accurato, Questo è il mio sangue , oltre a essere un appassionante viaggio alla scoperta di un fenomeno naturale come mangiare, bere, dormire, fare l'amore, è anche un manifesto della rivoluzione mestruale in atto. Perché parlare apertamente di mestruazioni significa, per ogni donna, accedere a una nuova consapevolezza di sé, del proprio corpo e della propria identità.
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Vorrei approfondire questa autrice ungherese e questo titolo mi ha incuriosita, non ne ho mai sentito parlare ma la trama sembra inquietante e vorrei saperne di più.
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"Cosa faremo di questo amore. Terapia letteraria per cuori infranti" Gabriele di Fronzo
Amore e separazione sono gemelli siamesi. Eppure non ci sono testi specifici che aiutino ad affrontare un lutto amoroso. Ci sono infinite guide per conquistare un uomo o una donna, ma nessuna che spieghi come lasciarsi senza farsi male. Ci sono decine e decine di studi scientifici sul corteggiamento, animale o umano, e neanche una fenomenologia della rottura. Ma forse il grande manuale che ciascuno di noi può consultare durante una crisi sentimentale è la letteratura. In letteratura infatti quasi ogni storia è la storia di qualcuno che abbandona o è abbandonato. Da Enea e Didone ad Anna Karenina, da Carver a Bolaño passando per Flaubert non c'è scrittore che non abbia scritto di amori finiti, appassiti, impossibili. E se tutta questa tristezza non servisse solo a farci piangere, ma anche a lenire le pene di un cuore ferito? Perché non c'è cura migliore di un libro per capire che le relazioni sentimentali da sempre finiscono, così come da sempre gli uomini e le donne continuano ad andare avanti e a ritrovare la felicità.
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"I ragazzi di via Pál" Ferenc Molnár
Sarò sincera: sono moltissimi anni che non sento parlare di questo libro e ne sono passati altrettanti dalla mia ultima lettura. Eppure non posso fare a meno che consigliarvelo perché è stato il mio primo romanzo di un autore ungherese ed è un libro per ragazzi che meriterebbe di essere letto da chiunque. L'ho letto per la prima volta alle medie e già allora ne rimasi affascinata.
Accanto al mitico Ottavo Distretto di Budapest, tra le viuzze strette che lambiscono il vecchio quartiere ebraico, c'e ancora la piccola via Pàl che fu teatro, nella fantasia di Molnàr, della più memorabile battaglia tra ragazzini che la letteratura abbia mai raccontato. "I ragazzi di via Pàl" (1907) è infatti la lotta tra due gruppi di ragazzi per il predominio su un terreno libero per i giochi, attorno a una segheria. Due "eserciti" composti soltanto da generali e ufficiali. Un solo soldato semplice: Emo Nemecsek, biondo e mingherlino, di povera famiglia, che morirà di polmonite per i bagni nel laghetto dell'Orto Botanico, a cui è stato costretto. Una storia malinconica e poetica, avvincente, che come tutti i grandi libri rimane un classico per i lettori di ogni età.
Amore e separazione sono gemelli siamesi. Eppure non ci sono testi specifici che aiutino ad affrontare un lutto amoroso. Ci sono infinite guide per conquistare un uomo o una donna, ma nessuna che spieghi come lasciarsi senza farsi male. Ci sono decine e decine di studi scientifici sul corteggiamento, animale o umano, e neanche una fenomenologia della rottura. Ma forse il grande manuale che ciascuno di noi può consultare durante una crisi sentimentale è la letteratura. In letteratura infatti quasi ogni storia è la storia di qualcuno che abbandona o è abbandonato. Da Enea e Didone ad Anna Karenina, da Carver a Bolaño passando per Flaubert non c'è scrittore che non abbia scritto di amori finiti, appassiti, impossibili. E se tutta questa tristezza non servisse solo a farci piangere, ma anche a lenire le pene di un cuore ferito? Perché non c'è cura migliore di un libro per capire che le relazioni sentimentali da sempre finiscono, così come da sempre gli uomini e le donne continuano ad andare avanti e a ritrovare la felicità.
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20% Classici Feltrinelli
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"I ragazzi di via Pál" Ferenc Molnár
Sarò sincera: sono moltissimi anni che non sento parlare di questo libro e ne sono passati altrettanti dalla mia ultima lettura. Eppure non posso fare a meno che consigliarvelo perché è stato il mio primo romanzo di un autore ungherese ed è un libro per ragazzi che meriterebbe di essere letto da chiunque. L'ho letto per la prima volta alle medie e già allora ne rimasi affascinata.
Accanto al mitico Ottavo Distretto di Budapest, tra le viuzze strette che lambiscono il vecchio quartiere ebraico, c'e ancora la piccola via Pàl che fu teatro, nella fantasia di Molnàr, della più memorabile battaglia tra ragazzini che la letteratura abbia mai raccontato. "I ragazzi di via Pàl" (1907) è infatti la lotta tra due gruppi di ragazzi per il predominio su un terreno libero per i giochi, attorno a una segheria. Due "eserciti" composti soltanto da generali e ufficiali. Un solo soldato semplice: Emo Nemecsek, biondo e mingherlino, di povera famiglia, che morirà di polmonite per i bagni nel laghetto dell'Orto Botanico, a cui è stato costretto. Una storia malinconica e poetica, avvincente, che come tutti i grandi libri rimane un classico per i lettori di ogni età.
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"Dracula" Bram Stoker
Uno dei miei classici preferiti, davvero sorprendente. Non penso abbia bisogno di tante presentazioni.
"State a sentirli, i figli della notte! Questa è la loro musica!" "Basta l'inizio: con questo Jonathan Harker, procuratore legale in quel di Exeter, che arriva in Transilvania, e si trova immediatamente avvolto in un clima di mistero e di scongiuri, fino a che di notte, tra lontani lupi che ululano e cavalli dalle narici infuocate, arriva in un castello dove un signore vestito di nero, dagli occhi troppo rossi e dai denti troppo bianchi... e il gioco è fatto! Impossibile uscire da quel clima, impossibile allentare la tensione, e non seguire con ansia partecipe la sorte di quei personaggi. Perché, bene o male, questo dandy dalla tetra figura ci attira e ci spaventa al tempo stesso (come tutto ciò che è peccato o che ci fa ingrassare); perché Mina diventa l'oggetto di tutte le nostre preoccupazioni; perché del professor Van Helsing sposiamo l'indefessa fede nell'inconoscibile e nel mistero, e la sua integerrima crociata contro il Maligno; perché la schermaglia tra Dracula che architetta il suo ritorno a casa e gli altri che ne svelano a una a una le mosse finisce con l'appassionarci e con il coinvolgerci come per una partita a scacchi; fino allo strepitoso finale, quando le tre diverse pattuglie dei 'cacciatori' convergono, con un ritmo che ricorda quasi lo stretto di una fuga per organo o l''arrivano i nostri' dei migliori film western, a sbarrare al Vampiro la strada verso il castello della sua sicurezza." (dalla Prefazione di Luigi Lunari).
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"La ballata del vecchio marinaio" Samuel Taylor Coleridge
È dai tempi del liceo che vorrei leggere qualcosa del genere senza la pressione dello studio e di un conseguente voto. Non mi sono mai decisa ma questa potrebbe essere la volta buona.
"La Ballata del Vecchio Marinaio" venne concepita nell'anno (primavera 1797 autunno 1798) della straordinaria simbiosi poetica con William Wordsworth. Con questo capolavoro del Romanticismo, il viaggio per mare (e la bonaccia, l'angoscia, l'attesa dei venti favorevoli) diviene la ricerca estrema del senso, l'avventura capace di restituire pienezza alla vita dell'uomo. Andare per mare acquista il significato di un'impresa metafisica. La poesia "Kubla Khan" (in appendice a questa edizione), palesa le immense potenzialità dell'immaginazione, suprema facoltà intellettiva e visionaria di Coleridge.
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"Dracula" Bram Stoker
Uno dei miei classici preferiti, davvero sorprendente. Non penso abbia bisogno di tante presentazioni.
"State a sentirli, i figli della notte! Questa è la loro musica!" "Basta l'inizio: con questo Jonathan Harker, procuratore legale in quel di Exeter, che arriva in Transilvania, e si trova immediatamente avvolto in un clima di mistero e di scongiuri, fino a che di notte, tra lontani lupi che ululano e cavalli dalle narici infuocate, arriva in un castello dove un signore vestito di nero, dagli occhi troppo rossi e dai denti troppo bianchi... e il gioco è fatto! Impossibile uscire da quel clima, impossibile allentare la tensione, e non seguire con ansia partecipe la sorte di quei personaggi. Perché, bene o male, questo dandy dalla tetra figura ci attira e ci spaventa al tempo stesso (come tutto ciò che è peccato o che ci fa ingrassare); perché Mina diventa l'oggetto di tutte le nostre preoccupazioni; perché del professor Van Helsing sposiamo l'indefessa fede nell'inconoscibile e nel mistero, e la sua integerrima crociata contro il Maligno; perché la schermaglia tra Dracula che architetta il suo ritorno a casa e gli altri che ne svelano a una a una le mosse finisce con l'appassionarci e con il coinvolgerci come per una partita a scacchi; fino allo strepitoso finale, quando le tre diverse pattuglie dei 'cacciatori' convergono, con un ritmo che ricorda quasi lo stretto di una fuga per organo o l''arrivano i nostri' dei migliori film western, a sbarrare al Vampiro la strada verso il castello della sua sicurezza." (dalla Prefazione di Luigi Lunari).
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"La ballata del vecchio marinaio" Samuel Taylor Coleridge
È dai tempi del liceo che vorrei leggere qualcosa del genere senza la pressione dello studio e di un conseguente voto. Non mi sono mai decisa ma questa potrebbe essere la volta buona.
"La Ballata del Vecchio Marinaio" venne concepita nell'anno (primavera 1797 autunno 1798) della straordinaria simbiosi poetica con William Wordsworth. Con questo capolavoro del Romanticismo, il viaggio per mare (e la bonaccia, l'angoscia, l'attesa dei venti favorevoli) diviene la ricerca estrema del senso, l'avventura capace di restituire pienezza alla vita dell'uomo. Andare per mare acquista il significato di un'impresa metafisica. La poesia "Kubla Khan" (in appendice a questa edizione), palesa le immense potenzialità dell'immaginazione, suprema facoltà intellettiva e visionaria di Coleridge.
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