L'ultima gru di carta scritto da Kerry Drewery e illustrato da Natsko Seki racconta i sentimenti e gli orrori di Hiroshima. Segue la storia del giovane Ichiro che all'improvviso si trova a vivere l'incubo della bomba atomica. L'autrice non è giapponese, non ha vissuto sulla sua pelle quanto racconta, ma ha molto a cuore questo atroce capitolo della storia e ha cercato negli anni di informarsi il più possibile al riguardo.
Il libro però parte molto più avanti nel tempo, nel 2018. Una ragazza vede il proprio nonno, Ichiro, chiudersi sempre più in se stesso. È rimasto vedovo e rimugina spesso sul suo passato. Un giorno decide di raccontare la sua storia alla nipote. Tutto ebbe inizio all'alba dei suoi diciotto anni quando cadde la bomba su Hiroshima. Appena successo lui e il suo amico non avevano idea di cosa fosse caduto. Feriti e circondati da macerie, i due amici si sono diretti verso la scuola frequentata da Keiko, la sorellina di cinque anni dell'amico di Ichiro. Nel disperato tentativo di salvarsi l'amico perde la vita e Ichiro gli promette di portare al sicuro Keiko. Entrambi feriti e stanchi devono però a un certo punto separarsi. Keiko non riesce più a camminare così Ichiro la lascia per andare a cercare aiuto e soccorso. Da quel momento in poi i due non si rivedranno più. Il tormento per non aver mantenuto la promessa affliggerà Ichiro per tutta la vita.
Per molto tempo Ichiro si è sentito in colpa per essere sopravvissuto all'amico e a Keiko. Rimasto solo al mondo non sembrava aver più una ragione di vita se non quella di ritrovare la bambina. Per quanto possibile si mette alla sua ricerca lasciando nei vari luoghi una gru di carta ottenuta dalle pagine di un libro per lui prezioso, affidatogli dal padre prima della sua partenza per la guerra. In ogni scuola, ospedale o rifugio, il ragazzo lascia una gru sperando prima o poi di trovare Keiko. Gli anni però passano e di lei non si ha più traccia.
Alla tragedia della bomba e della guerra si unisce il dramma della perdita della propria famiglia e dei propri cari. Questo è un grosso peso che l'uomo si porterà dentro e che è difficile raccontare ancora oggi. L'autrice prende spunto da varie letture e documenti per ricostruire la storia e si percepisce da subito il rispetto e la volontà di ricordare affinché crimini del genere non si ripetano più. Lo stile è molto particolare e leggero, soprattutto quando è la nipote a parlare. Nonostante le sue circa 300 pagine è un romanzo che si legge in un paio d'ore. Le parole sono arricchite dalle bellissime e toccanti illustrazioni di Natsko Seki che con semplicità riporta lo strazio del racconto. Lo scopo del libro non è soltanto ricordare una tragedia ma lasciare un senso di coraggio e speranza. Il nostro essere umani ci porta spesso a essere fragili, ma dentro di noi nascondiamo una grandissima forza che ci permette di andare avanti anche nei momenti più bui. Ichiro ne è la dimostrazione.
L'ultima gru di carta è un libro forte e importante, ma non è riuscito a entrarmi nel cuore. Il modo che ha l'autrice di raccontare credo che abbia reso la storia, almeno ai miei occhi, un po' impersonale. In particolare il racconto di Ichiro mi è sembrato distaccato, come una cronaca degli eventi e non un ricordo di vita. Non sono riuscita a empatizzare con i personaggi e nonostante l'importanza della storia e del messaggio non sono uscita da queste pagine con qualcosa in più. La parte finale del libro mi è piaciuta molta, è riuscita anche a commuovermi, ma per il resto non ho provato lo stesso trasporto. Dopo queste parole sembrerò sicuramente una persona insensibile ma credetemi, non è così. Non rimango indifferente di fronte alla sofferenza e la tragedia e riconosco l'importanza di libri di questo tipo. Questo in particolare però non è riuscito a colpirmi come mi sarei aspettata.
Una note forse banale ma che tengo a sottolineare: l'origami è una mia grandissima passione fin da piccola e le gru di carta in questo romanzo hanno un ruolo non solo simbolico, visto il detto "mille gru avvereranno il tuo desiderio", ma anche sentimentale e ho trovato un bel tocco aggiungere alla fine del libro le istruzioni per piegare una gru in modo che anche il lettore si possa sentire coinvolto o parte della storia.
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