Oggi vi parlo di tre documentari true crime che ho visto nell'ultimo periodo su Netflix. Sono tre storie molto diverse fra loro che mi hanno colpito per motivi diversi e che, secondo me, meritano la visione, soprattutto se vi piace questo genere.
Il boia insospettabile
2019 | 5 episodi
La storia si concentra su John Demjanjuk, accusato di essere Ivan il Terribile, l'addetto alla camera a gas nel campo di sterminio di Treblinka. L'uomo, un meccanico in pensione, viene privato della sua cittadinanza americana ed estradato in Israele nel 1981 per essere processato come criminale di guerra. Nonostante molti sopravvissuti riconoscano in lui la spietata guardia ucraina del campo, John sostiene di essere innocente e che ci sia stato uno scampo di identità. Nel documentario vengono intervistati i parenti, i legali, le persone che hanno partecipato al processo e vengono mandate le riprese di quest'ultimo assieme a dei filmati risalenti al periodo della guerra. Una vicenda agghiacciante sotto diversi punti di vista. Lo spettatore non può fare a meno di sentirsi combattuto perché le prove fornite sono spesso contraddittorie, incomplete, lasciano spazio a molti dubbi. L'unica certezza è l'orrore dell'olocausto.
Grégory
2019 | 5 episodi
La docuserie affronta il caso di omicidio mai risolto del piccolo Grégory Villemin, trovato il 16 ottobre 1984 nelle acque del fiume Vologne a Vosges, in Francia. La storia parte però da prima poiché la famiglia Villemin era vittima da un paio d'anni di uno stalker, il corvo, che chiamava e mandava lettere minatorie. Questa persona conosceva benissimo la famiglia, era a conoscenza dei loro segreti e nutriva un profondo risentimento nei loro confronti, ma la sua identità è sempre rimasta un mistero. In questa indagine non mancano colpi di scena, screzi familiari, errori giudiziari e giornalisti invadenti. Si ripercorre quanto accaduto in maniera cronologica con l'ausilio di foto e video del periodo, alcune registrazioni fatte da uno dei giornalisti vicino ai Villemin e attraverso le testimonianze di alcune delle persone coinvolte nel caso. Nonostante siano passati molti anni, questa vicenda rimane ancora ben impressa nella memoria dei francesi e non lascerà indifferenti nemmeno gli spettatori di Netflix. È una storia straziante raccontata in maniera chiara e a volte dolorosa. Io la consiglio anche per riflettere sul modo in cui i media spesso possano influire sull'opinione popolare arrivando a decretare un colpevole/innocente prima ancora che il processo sia concluso.
Out of thin air
2017
Il documentario prende in esame un caso degli anni '70 in Islanda: due uomini scomparsi nel nulla e sei sospettati. Nonostante non ci siano prove della morte di questi uomini, niente corpi né scene del crimine, la polizia è convinta che siano stati uccisi e che a commettere i delitti siano stati sei giovani con precedenti. Questi vengono condannati sulla base delle loro confessioni ma a distanza di 44 anni ci sono ancora molti dubbi su quanto sia realmente successo. Usciti infatti di prigione, queste persone sostengono di essere innocenti. Un documentario dal ritmo un po' frenato che mette in discussione il metodo con cui sono state acquisite le confessioni, facendo riflettere su quanto la mente umana sia suscettibile a certi stimoli e quanto certe circostanze possano alterare la percezione che si ha della realtà. Interessante anche l'ambientazione, un Paese in cui tutti conoscono tutti quasi fosse una semplice cittadina e in cui il tasso di criminalità è molto basso. Non sono rimasta molto coinvolta dalla storia per il modo in cui viene narrata, ma ammetto che offre spunti interessanti e tocca tematiche attuali che è sempre bene approfondire.
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