Colpita dal trailer del film in uscita a maggio e con protagonista Amy Adams, mi sono approcciata a La donna alla finestra sapendone davvero poco. Anna è una psicologa o almeno lo era prima di chiudersi in casa a causa della sua agorafobia. Un evento traumatico l'ha spinta infatti a non voler più uscire di casa e si limita a osservare il mondo attraverso le finestre e internet, dove scova tutte le informazioni sui suoi vicini. Anche sui Russell che si sono appena trasferiti. Jane Russell si dimostra molto gentile nei suoi confronti, la va a trovare, giocano insieme a scacchi e si apre con lei confessandole di avere qualche attrito con il marito. Una sera Anna, attraverso la sua finestra, scorge Jane in pericolo e chiama subito il 911. Qualcuno sembra averla pugnalata ma nessuno crederà mai alla sua versione: Jane Russell è infatti viva e vegeta e non è la donna con cui Anna ha trascorso del tempo.
Cosa significa tutto questo? Cosa è successo alla Jane che Anna ha incontrato, con cui ha bevuto del vino e parlato del più e del meno? Perché nessuno vuole credere alla sua versione e iniziare a cercare la donna che, molto probabilmente, è stata uccisa in casa Russell? L'agorafobia non è l'unico problema di Anna: è separata dal marito e da sua figlia Olivia che non vede da mesi, è in terapia e assume diversi farmaci che abbinati all'alcol possono dare allucinazioni, e Anna beve molto vino. Le sue condizioni la rendono un testimone del tutto inaffidabile. Ma lei non vuole mollare e inizia una personale indagine che potrebbe metterla in pericolo.
La storia parte lentamente ma l'ho trovata ugualmente interessante perché affronta il tema delle malattie mentali e parla principalmente di agorafobia. Questo penso sia l'unico libro che io abbia letto che tratta l'agorafobia non unicamente come la paura degli spazi aperti ed è stato molto importante per me a livello personale. C'è addirittura una specie di forum in cui si incontrano virtualmente persone con "problemi" simili in modo da supportarli a vicenda. La rappresentazione femminile del libro però non mi ha soddisfatta per niente perché, per l'ennesima volta, ci ritroviamo donne dipendenti da sostanze, deboli e decadenti, dipinte come cattive madri o "donnacce". È davvero avvilente e ingiusto il modo in cui vengono raffigurate e trattate. Soprattutto Anna che, nonostante il suo caratteraccio e le sue scelte sbagliate, è comunque una donna in difficoltà e malata. Non è facile entrare in empatia con lei, ma non è altrettanto facile mandare giù il comportamento degli altri nei suoi confronti.
La donna alla finestra è un thriller sulla scia di L'amore bugiardo e La ragazza del treno per cui, se vi sono piaciuti, molto probabilmente apprezzerete anche questo romanzo. Si gioca molto sulla ricerca della verità da parte di Anna e l'autore è abile nell'insinuare il dubbio nel lettore che si trova spesso spiazzato dai risvolti della storia. Ci sono molti colpi di scena sul finale, alcuni per me prevedibili e altri che mi hanno totalmente spiazzata. Nel complesso è stata una lettura coinvolgente soprattutto da metà in poi. Non il migliore thriller che io abbia mai letto, ma non se la cava male in fatto di suspance e inquietudine.
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