Lo scorso 31 ottobre è uscito in libreria e fumetteria “Jane”, il nuovo (e primo) graphic novel di McKenna, sceneggiatrice di successi come “Il diavolo veste Prada”, con i disegni di Pérez. Il fumetto è una trasposizione moderna del grande classico "Jane Eyre" di Charlotte Brontë.
Jane è una ragazza che ha perso i genitori in mare. Cresce in disparte, quasi in punta di piedi, e appena riesce a mettere da parte un po’ di soldi lascia il suo paese natale per dirigersi a New York e iniziare una nuova vita. Decide di coltivare la passione per il disegno ma per mantenere la borsa di studio deve trovarsi immediatamente un lavoro. Ecco quindi che inizia a lavorare come tata presso una misteriosa e ricchissima famiglia.
Inizialmente non le viene spiegato nulla del suo nuovo lavoro, incontra semplicemente una bambina abbandonata a se stessa, senza madre e con un padre assente. Jane si affeziona da subito ad Adele perché rivede in lei se stessa da giovane. Per questo motivo è decisa a portare avanti con dedizione il suo lavoro e si batte affinché la bambina passi più tempo con il padre, il signor Rochester, un uomo d’affari scontroso e inavvicinabile. Quello che la ragazza non sa è che questa nuova mansione si trasformerà presto in più che un lavoro e la esporrà a pericoli e giochi di potere.
Non avendo ancora letto il classico a cui si ispira questa storia, non posso fare alcun confronto ma giudicare esclusivamente quanto ho letto. Nel complesso “Jane” è un fumetto che scorre piacevolmente fra momenti teneri, emotivi e colpi di scena. A mio avviso la storia è un po’ affrettata, il rapporto fra Jane e Adele per esempio sembra da subito molto forte ma non è chiaro perché la bambina abbia scelto proprio Jane fra le undici tate che l’hanno preceduta. Ma il mio principale “problema” con questo fumetto sono stati i disegni. È una questione di gusti, il tratto di Pérez si rifà molto al mondo dei supereroi che io non amo particolarmente e tende a non essere sempre chiaro lo stato d’animo dei personaggi. I volti mi sembravano criptici, non riuscivo in alcuni momenti a distinguere un sorriso da una smorfia.
Nel complesso questo graphic novel non mi è dispiaciuto perché racconta la forza e la tenacia di una ragazza che si è fatta da sé, che è andata contro il suo passato per costruirsi un futuro tutto suo. È stata artefice del suo destino e ce l’ha fatta non perché è l’eroina della storia ma perché aveva un obiettivo per il quale è stata disposta a dare tutto. Il duro lavoro alla fine ripaga sempre. Certo, nel suo percorso ci sono stati degli imprevisti e delle difficoltà ma ha sempre deciso lei cosa fare, non si è lasciata trascinare dagli eventi, semmai ha cercato di trarne il meglio e di comportarsi secondo i suoi principi.
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